Una rete per condividere esperienze e buone pratiche di lavoro per la salute mentale. Il Progetto Visiting DTC

Il progetto Visiting DTC nasce in Inghilterra nei primi anni del 2000 ed è stato formalmente introdotto in Italia nel 2010. L’obiettivo che sta dietro questa scelta è di permettere alle Comunità Terapeutiche che sono presenti sui territori di acquisire consapevolezza sui propri punti di forza e sulle eventuali debolezze, in modo da intervenire sulle criticità attraverso il confronto con tutte le altre comunità che hanno deciso di aderire al progetto. Il progetto Visiting, di fatto, costituisce un’opportunità preziosa per mettere in circolo esperienze e riflessioni tra chi si occupa, quotidianamente, di salute mentale in ottica inclusiva, nella consapevolezza che soltanto attraverso il coinvolgimento del territorio, gli utenti potranno raggiungere una guarigione o perlomeno migliorare la qualità delle loro vite.

OBIETTIVI E STRUTTURA DEL PROGETTO

Il Progetto Visiting DTC si configura come un autonomo Programma di Accreditamento di Qualità Scientifico Professionale per Comunità Terapeutiche, Gruppi Appartamento e Abitazioni Supportate. Il focus è sugli aspetti metodologici della qualità dei Servizi Residenziali e Abitativi di Salute Mentale dove l’elemento innovativo è comunque caratterizzato dalla centralità dell’utente. L’utente è il vero protagonista del percorso. Ciascun utente inserito in una comunità è chiamato a confrontarsi e a collaborare con gli operatori della salute mentale e i familiari in modo da evidenziare le buone pratiche adottate e superare i limiti dell’agire quotidiano.

Sono il punto di vista e il vissuto soggettivo di utenti, operatori e familiari a garantire un confronto continuo e una riflessione concreta su come migliorare la qualità del servizio offerto. Il programma si compone di tre cicli annuali di Visiting che si concludono con un Audit finale. Ogni ciclo annuale comprende diverse fasi che prevedono la costituzione di un gruppo di lavoro con tre comunità, la compilazione di questionari sulla rilevazione del grado di soddisfazione del servizio da parte di operatori, utenti e familiari, sottoposti a valutazione psicometrica dal Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione dell’università di Palermo.

A conclusione di questa prima fase, sono previste tre giornate di visita all’interno delle comunità e un Forum finale in cui ogni realtà viene informata delle aree in cui sono stati rilevati punti di forza ed eventuali debolezze. A partire dai dati condivisi, vengono poi individuate le buone pratiche che le Comunità possono confermare e implementare. Segue il Forum annuale, nel corso del quale i rappresentanti di tutte le comunità che hanno partecipato a uno stesso programma di Accreditamento, socializzano l’esperienza vissuta, concentrando l’attenzione su eventuali problematicità e sulle buone pratiche che caratterizzano la metodologia comunitaria in Italia.

 

IL PROGETTO VISITING DTC ALLA COOPERATIVA IL MARGINE

Per noi del Margine, il progetto Visiting è iniziato nel 2017. In quell’anno, infatti, le comunità psichiatriche “Le Villette” di Monale, in provincia di Asti e “Cascina” di Castagneto Po hanno iniziato il loro percorso.

«Quando, su invito di Legacoop Sociali ho partecipato al mio primo Forum nazionale del Progetto Visiting ero piena di curiosità, rispetto a un percorso di formazione e accreditamento che da tempo è sostenuto e promosso proprio da Legacoop Sociali – ricorda Mara Giacomelli, responsabile dell’Area Salute Mentale – Poi, quando abbiamo deciso di intraprendere anche noi, come cooperativa, questo percorso, ci è stato chiaro fin da subito che il Progetto Visiting andava nella direzione di poter formalizzare tutte quelle idee che già da tempo avevamo cominciato a condividere e sperimentare nel nostro lavoro con le Comunità. Quella che ci veniva fornita adesso era un’opportunità unica per certificare un modello e accreditarlo, uscendo dall’autoreferenzialità»

È stato amore a prima vista! Subito abbiamo riconosciuto delle assonanze nel modello che ci veniva proposto e nei principi che ne stanno alla base. Ci siamo resi conto di “parlare lo stesso linguaggio”: da quarant’anni lavoriamo nell’ambito dell’intervento sul disagio psichiatrico assegnando pari importanza al gruppo utenti ed al gruppo équipe. È il nostro modo di lavorare, perché siamo convinti che qualsiasi evento positivo o negativo che avviene nella Comunità coinvolge e riguarda tutti.

L’impegno è alto. Perché lavorare al progetto significa prima di tutto mettersi in discussione, rivedere da vicino il nostro modo di lavorare, valutando in modo puntuale i punti di forza e le debolezze del nostro modo di stare e vivere insieme agli utenti la Comunità.

E poi c’è “l’esterno”, i familiari e il territorio: anche in questo caso si tratta di capire come migliorare la comunicazione e il lavoro di rete.

Per noi aderire al progetto è stato inizialmente un atto di fiducia. Perché ha voluto dire accettare di essere sottoposti a “osservazione”, a una verifica del nostro modo di lavorare. Far entrare nella Comunità persone che non ci conoscono. Eppure è proprio a questo livello che è nata la spinta per mettere in discussione il modello, le modalità di lavoro e le regole delle nostre comunità per aderire a un modello più ampio di Comunità Democratica. In questo anno di scambi e valutazioni, possiamo dire che nelle nostre Comunità si è creato uno spazio per far entrare e crescere idee nuove. E soprattutto, ci è stata data la possibilità di trasmettere il “nostro modo” di fare ai nostri “nuovi compagni”.

 

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