Il concetto di isolamento è l’esatto contrario di ciò che è alla base del nostro lavoro

Tamara, vicepresidente e responsabile di area

Penso a quando è arrivato il Lockdown, Il Blocco.
Stavamo cominciando a ragionare sul bilancio e sulla prossima assemblea che ci avrebbe riuniti tutti, per la prima volta, quest’anno.
Invece, tutto sospeso. Il virus ha strappato via in modo inaspettato tutti i nostri programmi.
Ma non ci siamo fermati, anzi. Abbiamo dovuto affrontare un fiume di problemi facendo tesoro delle nostre forze, con poche certezze disponibili a parte una: la distanza o “isolamento”, unica indicazione certa per proteggere dal contagio prima di tutto i più fragili.

IL CONCETTO DI ISOLAMENTO, se ci pensiamo un attimo, è l’esatto contrario del pensiero che sta alla base del lavoro che da più di quarant’anni rivolgiamo alle persone più vulnerabili.
I sinonimi di isolamento? Distacco, separazione, romitaggio, solitudine, segregazione, emarginazione, esilio, ghetto, quarantena.
Ecco. Per noi praticamente una rivoluzione.

ABBIAMO DOVUTO RE-INVENTARCI un modo per continuare a lavorare sull’inclusione nella distanza.
Persino dai propri familiari: un paradosso che sapremo valorizzare quando sarà ora.
Noi siamo animali sociali e abbiamo bisogno degli altri per stare bene, abbiamo bisogno di vederli, ascoltarli e toccarli.
Eppure abbiamo saputo tirar fuori la nostra resilienza, e in questo periodo osservo quanto sorprendentemente ci siamo adattati, chi più chi meno, alla situazione di necessità.

L’INSEGNAMENTO DELLE PERSONE CHE CI SONO STATE AFFIDATE. Ma quello che mi ha più commossa è che sono stati proprio i nostri ospiti, i più vulnerabili, le persone che ci sono state affidate e di cui ci prendiamo cura, ad aiutarci ad accettare, più di altri, questi giorni sospesi.
Accettare che la nostra mobilità e la nostra libertà – il bene più prezioso che non è mai conquistato una volta per tutte – siano state drasticamente ridotte senza certezze della loro riconquista.
Proprio loro che spesso devono fare i conti con problematiche che riguardano sia la dimensione sociale che sanitaria, che dipendono dagli altri – da noi – e necessitano di quelli che tecnicamente chiamiamo “programmi personalizzati di interventi che integrano tutte le azioni utili all’inclusione sociale”.

ATTRAVERSARE QUESTO TEMPO INCERTO. Sono proprio loro che ci mostrano come fletterci garbatamente per attraversare questo tempo incerto.
Loro che sembrano sussurrarci che non possiamo controllare e prevedere tutto: oggi non è proprio pensabile (ma quando mai lo è?).
Loro che ci mostrano che è il tempo per tutti, anche per noi, di accettare i limiti, le restrizioni e le rinunce. E lo fanno, mentre si affidano a noi.
Faremo tesoro anche e soprattutto di questo. Perché ancora una volta dobbiamo imparare a ribaltare il nostro punto di vista. E a stupirci per quanto di “straordinario” può insegnarci la “normalità”.