20 NOVEMBRE - GIORNATA MONDIALE
PER L'INFANZIA: LA COOPERAZIONE SOCIALE C'È

Un bel modo di celebrare la Giornata mondiale per l’infanzia, oggi: il lancio del progetto nazionale di rilevanza europeaIl carcere alla prova dei bambini e delle loro famiglie – Applicazione della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, e l’incontro del gruppo di lavoro Crescerete-Legacoopsociali che proprio l’anno scorso ha presentato il Manifesto Cooperativo per l’educazione e la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Due appuntamenti dedicati ai diritti dei minori guardati attraverso le azioni attivate dalla cooperazione sociale a livello nazionale, in cui anche la nostra cooperativa è coinvolta in prima persona.

MANIFESTO COOPERATIVO E CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI DI GENITORI DETENUTI. Da due anni, infatti, l’Area minori del Margine fa parte dei gruppi di lavoro di Legacoop “Crescerete” e “Già”, rispettivamente dedicati alla fascia 0-6 e successiva. Coordinati da Alberto Alberani, responsabile area welfare di Legaccop Emilia Romagna e vicepresidente di Legacoopsociali, i due gruppi rappresentano un punto di riferimento per quanto riguarda l’analisi e la valutazione della qualità dei servizi a disposizione dei minori e delle sperimentazioni in corso a livello cooperativo.
Il progetto Il carcere alla prova dei bambini e delle loro famiglie – Applicazione della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, invece, è stato selezionato dall’Impresa sociale “Con i Bambini”, nell’ambito dell’attuazione dei programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
E proprio la Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti sarà il filo conduttore dell’intero progetto nazionale, visto che tutte le azioni previste nelle sedici Regioni italiane coinvolte, sono orientate a dare un’attuazione concreta alla Carta stessa.
Nella pratica, questo significa attivare progetti in rete che creino una collaborazione virtuosa tra enti penitenziari, comunità educante ed enti del privato sociale che si occupano di minori e di diritti dell’infanzia.
Un progetto complesso e articolato che ha diversi destinatari: prima di tutto i figli di genitori detenuti e le loro famiglie, che accedono agli Istituti Penitenziari per visitare il genitore detenuto; poi i bambini che vivono con la madre all’interno di strutture detentive-ICAM (Istituti di Custodia Attenuata per le Madri) e sezioni nido; e infine la polizia penitenziaria, impegnata ogni giorno ad accogliere i minori che accedono negli istituti.

IL LAVORO DELLE PROFESSIONI SOCIALI. All’interno di questa cornice, il lavoro delle professioni sociali è indubbiamente fondamentale per sostenere e accompagnare il mantenimento della relazione fra genitori detenuti e figli, e lo sanno molto bene gli educatori della cooperativa sociale Il Margine di Torino che, in stretta collaborazione con l’associazione Bambinisenzasbarre, da anni affrontano il tema della genitorialità nella Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” attraverso molteplici interventi.
«Per noi, partecipare oggi al progetto “Il carcere alla prova dei bambini e delle loro famiglie” come partner torinese dell’associazione Bambinisenzasbarre rappresenta la possibilità concreta di agire in modo ancora più incisivo nell’ambito del contrasto della povertà educativa – spiega con entusiasmo Elena Mapelli, responsabile per la cooperativa Il Margine dell’area minori – L’esperienza che stiamo facendo con le mamme e i bambini che vivono la realtà carceraria all’interno dell’ICAM, l’istituto a custodia attenuata di Torino, ci ha permesso di contribuire a creare un sistema di buone pratiche per andare incontro ai bisogni di questo gruppo vulnerabile di bambini. Adesso, per noi, si tratta di potenziare l’offerta formativa extrascolastica, migliorando e favorendo la fruizione di servizi esterni al carcere: la scuola prima di tutto, ma anche laboratori e attività ludico/sportive».

IL PROGETTO. Nel suo complesso, il progetto si articola in otto azioni tra cui: l’apertura di nuovi Spazi Gialli, ossia di quei luoghi all’interno del carcere dove i bambini si preparano all’incontro con il genitore, accompagnati da operatori opportunamente formati; l’attivazione di percorsi integrati di tutela del rapporto mamma detenuta e figlio, alternativi alla detenzione; la creazione di Gruppi di parola di genitori detenuti e “Il colloquio con solo il papà”; la proposta di attività teatrali in carcere; l’organizzazione di incontri di sensibilizzazione per le scuole sul tema dello stigma verso i bambini con genitore detenuto; la Formazione nazionale della Polizia Penitenziaria.
«Noi in particolare – continua Elena Mapelli – grazie all’acquisto di un pullmino per il trasporto dal carcere, seguiremo i bambini nelle loro attività esterne in strutture sportive, nidi o scuole dell’infanzia grazie alla presenza di educatori in continuità, in modo da favorire la creazione di un legame di attaccamento sicuro con la figura adulta. Il nostro primo obiettivo è stimolare apprendimenti anche in contesti esterni al carcere, grazie ad attività cui normalmente questi bambini non hanno la possibilità di accedere.
Inoltre, mentre i bambini faranno attività all’esterno, la ricaduta “interna” è immediatamente visibile: liberando tempo alle mamme, loro stesse potranno essere impegnate in percorsi formativi all’interno del carcere ed eventualmente iniziare percorsi di re-inserimento lavorativo».

IL LAVORO DI RETE. Le azioni previste dal progetto, prevedono anche il coinvolgimento diretto delle scuole dei vari territori, per cercare di contrastare il gap educativo di questi minori con la partecipazione a momenti e attività specifiche.
Ma è il lavoro di rete che continua a essere il cuore dell’intero progetto. Non a caso è previsto uno scambio a livello nazionale di Buone Prassi attivate dalle diverse realtà regionali per questo target di minori svantaggiati e i loro genitori, a partire dalle esperienze realizzate nei singoli ICAM italiani.
In questa direzione, la Carta dei diritti dei figli dei detenuti diventerà il tema conduttore per promuovere momenti di formazione e informazione per tutta la Comunità educante.

Partner istituzionali nazionali del progetto “Il carcere alla prova dei bambini e delle loro famiglie”  sono il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza con i quali l’Associazione Bambinisenzasbarre ha partecipato al bando promosso dall’impresa sociale Con i Bambini che sostiene il Progetto nazionale.

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