ESERCIZI DI FUTURO
In questi mesi di distanze imposte, ci siamo più volte ritrovati, come cooperativa tutta, a costruire MAPPE che ci aiutassero ad attraversare territori del tutto inesplorati. E dico questo perché davvero il senso di straniamento che ci ha sorpreso ci ha costretto a cambiare più volte il passo, a introdurre velocità diverse nel nostro modo di lavorare. Così oggi, ritrovarci per l’annuale approvazione del BILANCIO, ha un significato davvero particolare. Perché porta con sé il SENSO del nostro lavoro, la capacità della nostra impresa di sviluppare anticorpi capaci di attraversare situazioni del tutto imprevedibili, l’IMPEGNO che dobbiamo continuare a profondere per proteggere la FRAGILITÀ con cui abbiamo dovuto fare i conti durante il lockdown.
Si è trattato di un enorme sforzo economico e di una grande condivisione di intelligenze: non è stato semplice rivedere completamente le nostre PROCEDURE di lavoro e non è stato facile per tutti gli operatori lavorare in una condizione di stress continuo, dovendo RIMODULARE prassi consolidate e la RELAZIONE stessa con gli utenti. L’attenzione a quanto stava accadendo ai servizi ci imponeva di essere concentrati sul qui e ora, sul fornire risposte puntuali alle difficoltà che via via emergevano. Nello stesso tempo, però, chi aveva la responsabilità della gestione dei servizi, doveva per forza anche guardare due passi avanti: doveva cominciare a pensare e a fare delle scelte che non avessero semplicemente un impatto sul qui e ora, ma che costruissero dei ponti per trovarsi il più preparati possibile pronti per ciò che sarebbe potuto accadere domani.
E così abbiamo continuato a costruire mappe: strumenti di navigazione che si chiamano procedure, modelli organizzativi nuovi.
CONDIVIDENDO ogni passo, ogni scelta, con la cooperativa tutta. Con i soci.
Ho riflettuto molto in questo ultimo periodo su che cosa significa “essere SOCIO”.
L’essere socio si esplica sul luogo di lavoro e nel fare in modo che tutto funzioni sempre meglio da ogni punto di vista. Non si è soci soltanto nell’aderenza ad un’identità ideale o ad una storia, né perché si versa una quota sociale. Quel sempre meglio è lo spazio di azione potenziale che appartiene ad ogni socio lavoratore di cooperativa che operi nei servizi alla persona. E tale potenzialità non è legata all’impegno ETICO, all’aderenza ad ideali astratti. Non è qualcosa che si aggiunge al lavoro, ma è sempre lì, perché il lavoro del cooperatore nasce già come effetto di un ideale concreto (la mutualità) e, operando nel sociale, acquista intensità della presa in carico dell’altro e della COMUNITÀ.
Sono anni (da sempre?) che ci diciamo che una cooperativa non è i servizi che gestisce! A volte i servizi non sono nemmeno nostri, noi li gestiamo solo per conto degli Enti Pubblici!
Ragionando in questo modo, continuiamo ad avere uno sguardo che non permette evoluzioni. Se per cooperativa, infatti, intendiamo solo gli uffici e le persone che si occupano della gestione e che sono presenti nei luoghi delle decisioni istituzionali, immaginando poi che queste persone, in forza del loro impegno e della loro RESPONSABILITÀ, siano anche depositarie dell’identità cooperativa, allora sì, che i servizi decentrati rimangono una “catena di montaggio”, a fronte di un centro stracolmo di valori e finalità.
Invece, se c’è una cosa che abbiamo imparato durante questa emergenza, è che la nostra modalità di FARE POLITICA (cioè scegliere e cercare di orientare le scelte…) sta proprio nell’essere dove il nostro lavoro compare, quando il bisogno richiede risposte e si fa servizio.
INSIEME abbiamo fatto tutta la differenza del mondo, e le riflessioni che seguono vogliono essere un modo per mettere un punto fermo, onorando la fatica, il coraggio e la tenuta del nostro essere cooperativa.
Guardando avanti. Esercitandoci a immaginare il FUTURO.