COL-LEGNO WORKSHOP: ALL’ORTO CHE CURA, UN TEAM STUDENTESCO DEL POLITECNICO DI TORINO AL SERVIZIO DELLA PROGETTAZIONE SOCIALE
Una settimana di lavoro, sul campo. Studenti del Politecnico di Torino, tecnici, operatori e persone con disabilità, a passarsi pala e martello, a scavare, spostare terra. Costruire. Una vera meraviglia per gli occhi. Per chi c’era e ha dato concretezza a termini così abusati come “progettazione partecipata” e “inclusione sociale”. Succede grazie al “workshop di autocostruzione” gestito dal team studentesco AUT del Politecnico di Torino iniziato il 13 febbraio scorso all’interno del nostro Orto che cura, che ha trasformato un’area del giardino attraverso la realizzazione di strutture temporanee per la coltivazione, l’interazione e la condivisione sociale.
Da oggi il nostro Orto è vestito di giallo è profuma di buono.
L’aspetto innovativo del progetto è evidentemente la sua ricaduta sociale, non solo sul territorio ma anche nei confronti di tutti gli attori che a diverso titolo hanno contribuito alla buona riuscita del workshop.
«C’è una certa emozione nel dire quanto siamo soddisfatti della collaborazione con il Margine – commentano a caldo gli studenti di AUT – per questo intervento di arredo che sfiora l’architettura del paesaggio. Emozione per l’incredibile feeling che in pochi giorni si è stabilito tra i partecipanti e tutti i frequentatori dell’Orto: un rapporto di familiarità, condivisione e collaborazione del tutto spontaneo, che ha favorito la buona riuscita del progetto, ma anche la nascita di legami e scambi importantissimi per tutti, che si sono concretizzati in gesti semplici di grande significato».
«E le piccole azioni di grande impatto (sociale, culturale, ecc..) sono proprio i principi di quell’architettura temporanea di carattere tattico che intendiamo approfondire e diffondere sul nostro territorio attraverso AUT».
Per il team studentesco del Politecnico, COL-LEGNO ha rappresentato un’occasione per potersi sperimentare, sia dal punto di vista del processo, sia dal punto di vista costruttivo.«Durante il workshop, abbiamo potuto progettare e immaginare collettivamente uno spazio insieme a un interlocutore “speciale” – spiegano i ragazzi di AUT – ricchissimo di individui e diverse personalità e professionalità come l’Orto che cura. Inoltre, abbiamo avuto modo di applicare le nostre conoscenze a nuovi usi come la coltivazione e il lavoro in gruppo “open air”, immerso nella natura, utilizzando nuovi materiali come le tavole da cassero e i tubi innocenti».
«Ci sembra che la parola chiave di questa esperienza si esprima bene con il termine “scambio” – concludono i membri del team. A partire dalla prima conoscenza nei mesi precedenti alla costruzione, fino alla settimana di lavoro, il workshop si è sviluppato come una convivenza che ha favorito una crescita personale e collettiva di tutti i partecipanti, grazie allo scambio di esperienze reciproche, conoscenze e capacità diverse, idee nuove, condivisione di lavoro, momenti di pausa e di divertimento che hanno lasciato qualcosa di importante a ciascuno di noi. La soddisfazione più grande, al di là del risultato tangibile, è stata per certo osservare insieme agli educatori come la nostra presenza abbia spinto anche i più timorosi a dare il loro contributo alla costruzione, o i meno socievoli a voler partecipare in ogni modo,. Ma, soprattutto, è stato bello sentirsi dire, alla fine: “E adesso, quando tornerete per costruire qualcos’altro? Potreste anche passare a trovarci per la merenda, ogni tanto, così, per salutarci”».
E ritroviamo lo stesso entusiasmo anche nei commenti dei “padroni di casa”.
«L’esperienza con i ragazzi del Politecnico è stata coinvolgente, utile per un domani, una cosa nuova. E poi: lavorare con persone fantastiche e molto preparate e anche amiche è stato molto bello!», sottolineano Marco e Michele, due dei nostri inserimenti lavorativi.
«Per me lavorare con AUT è stata un’esperienza di condivisione. Ho conosciuto persone stupende con le quali io personalmente mi sono trovato davvero bene: per me è stata un’emozione unica», aggiunge Paolo, anche lui in inserimento lavorativo.
«La settimana con i ragazzi del Politecnico, è stata molto interessante e positiva, un’occasione di confronto non solo lavorativo, ma anche, e sopratutto, sotto
l’aspetto delle relazioni che si sono create con il team di AUT, che ci hanno indubbiamente arricchito. Un’esperienza da ripetere».
Stare sui territori, creare reti tra soggetti diversi e dare respiro a nuove opportunità di collaborazione è la grande sfida che ogni giorno la cooperazione sociale si trova ad affrontare. Quando accadono progetti come quello di AUT all’Orto che cura di Collegno è una gran bella boccata d’ossigeno.
IL PROGETTO